Obesita’ infantile, un triste primato italiano
Risale a poco tempo fa la notizia della decisione del governo messicano di vietare la pubblicità di bibite, snack e dolciumi nelle fasce orarie in cui più facilmente i bambini guardano la TV.
Il Messico detiene infatti il record mondiale di persone obese o in sovrappeso, di cui il 30% sono bambini.
Anche in Italia, la cui alimentazione è oggi bel lontana dalla Dieta Mediterranea descritta negli anni ‘60 da Ancel Keys, i dati non sono incoraggianti.
Si stima infatti che il 12% dei bambini tra i 6 e gli 11 anni sia obeso, mentre il 24% in sovrappeso: il nostro Paese detiene un triste primato in Europa. In particolare la maglia nera spetta alle regioni meridionali, prime tra tutte la Campania.
L’obesità infantile rappresenta, di per sé, un fattore di rischio di obesità in età adulta, la quale aumenta il rischio di insorgenza di gravi patologie croniche quali diabete, malattie cardiovascolari e tumori: le ripercussioni economiche sul sistema sanitario sono enormi.
Tralasciando i casi, una piccola minoranza per la verità, in cui l’obesità è legata a fattori genetici o ormonali, in genere è dovuta ad uno stile di vita errato: eccessiva e cattiva alimentazione e vita sedentaria.
Ma dove si imparano le cattive abitudini?
Si parla di ambiente obesogeno, ovvero se i genitori sono obesi o in sovrappeso è molto probabile che lo saranno anche i figli. Ma non si tratta di eredità genetica bensì di ereditare le cattive abitudini. Basta guardare il padrone e il suo cane: se il primo è obeso o in sovrappeso, lo sarà molto probabilmente anche il suo fido compagno e lì, di eredità genetica, ce n’è davvero ben poca.
Tra le soluzioni adottate nei diversi Paesi vi sono la tassazione dei junk food o cibi spazzatura, il pagamento di un’assicurazione sanitaria più alta per gli obesi oppure, come avviene in UK, l’adozione di un’ etichettatura a semaforo dei prodotti, per aiutare il consumatore a fare scelte più sane.
Ed è proprio sulla prevenzione che si dovrebbe puntare, con campagne di educazione alimentare nelle scuole e promozione dell’ attività fisica, per apprendere fin da piccoli l’importanza di uno stile di vita sano.
Le iniziative andrebbero rivolte però anche ai genitori, il cui ruolo nell’indirizzare i propri figli verso scelte più salutari è fondamentale: a partire dagli acquisti al supermercato fino a dare il buon esempio a tavola, cominciando dalla brutta abitudine di mangiare davanti alla TV che non permette di accorgersi delle quantità ingerite, bensì far diventare almeno un pasto al giorno, solitamente la cena, un momento di condivisione e dialogo.
![[cml_media_alt id='1518']Cinzia Scarcelli - 7[/cml_media_alt]](https://i0.wp.com/headlesschick.com/wp-content/uploads/2014/09/cinziait-300x300.jpg?resize=300%2C300)
Contatti:
Cinzia.Scarcelli@yahoo.com
cell: +39 347 071 4588
Facebook: Cinzia Scarcelli Farmacista e Nutrizionista
Skype: cinzia.scarcelli1
Questo post è anche disponibile in: Inglese
Written by:
Cinzia Scarcelli
Dott.ssa in Alimentazione e Nutrizione UmanaDott.ssa in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche
Collaboro con farmacie e parafarmacie a Milano.
Nel 2013 ho iniziato una collaborazione con l’Ospedale Sacco e l’Università degli Studi di Milano dove mi occupo di ricerca clinica sull’alimentazione in gravidanza e allattamento.
Conduco seminari su alimentazione, sostenibilità, salute e benessere.
Ho svolto per anni ricerca pre-clinica in contesti universitari e privati.
Appassionata fin dal liceo di medicina integrata per il raggiungimento del benessere psicofisico e di tecniche di rilassamento e respirazione, pratico yoga quotidianamente.