Un minor consumo di carne bovina potrebbe avere un impatto sul cambiamento climatico e sulla nostra salute?
I recenti fatti di cronaca sulla devastazione degli uragani tropicali che hanno colpito i Caraibi e le coste orientali degli USA hanno riportato per l’ennesima volta la tematica del cambiamento climatico sulla ribalta dei media internazionali.
Questi eventi catastrofici hanno delle cause ben precise.
Gli scienziati sono d’accordo che l’effetto serra riscaldata intorno alla Terra sia causato dalle emissioni di gas che impediscono la fuoriuscita del calore terrestre creando una specie di coperta intorno al nostro pianeta.
Questi gas sono principalmente: Vapore acqueo, Ossido di Carbonio e Metano assieme ad altri.
Il Metano si produce principalmente attraverso attività umane e naturali, decomposizione di rifiuti, agricoltura, digestione e smaltimento letame dei ruminanti.
Il pianeta terra è destinato a diventare sempre più caldo, con conseguente aumento di precipitazioni e inaridimento di alcune aree.
Lo scioglimento dei ghiacciai a causa dell’innalzamento della temperatura del mare provocherà un innalzamento progressivo del livello dell’acqua degli oceani.
Come è possibile che una riduzione del consumo di carne possa ridurre gli effetti del riscaldamento globale?
Vediamolo assieme: pensate che la fonte principale di inquinamento del pianeta è rappresentata dalle emissioni legate all’industria del bestiame, la quale produce molto più gas di tutti i mezzi di trasporto messi assieme. Purtroppo dei dati preoccupanti hanno dimostrato che entro il 2050 il consumo di carne aumenterà del 60/70%.
Piccoli aggiustamenti alla nostra dieta potrebbero davvero fare la differenza: aumentare il consumo di legumi, frutta e verdura per ridurre di circa ¼ il consumo di carne bovina e latticini porterebbe ad un notevole miglioramento delle condizioni climatiche terrestri.
Pensate che per la produzione di circa un chilo di carne bovina le emissioni di gas a livello globale sono circa 40 volte quelle per la produzione di 1 chilo di proteine derivanti dai fagioli e 10 volte superiori a quelle di carni bianche (pollo, tacchino, coniglio).
Al discorso dell’eco sostenibilità ambientale va aggiunto anche un fattore estremamente importante che riguarda ancor più la nostra salute: una sostanziale riduzione del consumo di latticini e carni rosse è legato anche alla riduzione di incidenza dei tumori. Secondo i dati dell’AIRC (associazione italiana ricerca cancro) un consumo eccessivo di carni rosse, soprattutto di carni rosse lavorate (salumi, insaccati e carne in scatola), aumenta il rischio di sviluppare alcuni tumori. L’aumento del rischio è però proporzionale alla quantità e frequenza dei consumi, per cui gli esperti ritengono che un consumo modesto di carne rossa (una o due volte a settimana al massimo) sia accettabile anche per l’apporto di nutrienti preziosi (soprattutto vitamina B12 e ferro), mentre le carni rosse lavorate andrebbero consumate solo saltuariamente.
Il cambiamento dei consumi alimentari in qualsiasi società non è mai stato effettuato in tempi rapidi. La novità di questi anni è però rappresentata dalla velocità della trasmissione delle informazioni attraverso internet e i social media: cambiamenti negli usi e nelle abitudini possono essere accelerati attraverso campagne di informazione capillari che facciano riflettere sul legame tra i propri consumi e i mutamenti del clima (con le conseguenze devastanti che questi comportano, come abbiamo visto). La promozione di una cultura alimentare che diminuisca i consumi di carne bovina fa parte di questo processo virtuoso.